Translate

lunedì 29 ottobre 2012

Articolo di Tea Mancuso



A Cortale, in una contrada baciata dagli ulivi, con enormi pale eoliche che ti scrutano come totem, abita l’artista Amedeo de Benedictis, che mi accoglie in una cascina che è il suo rifugio da qualche mese. Amedeo è come le sue opere: un’esplosione di vitalità contagiosa ma mai invadente, a tratti silente. Di origine napoletana, gitano per natura, ha girato il mondo con sguardo curioso ed attento e ne ha impresso i colori e le emozioni sulla tela sin da giovanissimo; vanta infatti un vasto repertorio, ma la sua attenzione ed entusiasmo si concentrano soprattutto sugli ultimi lavori. Infatti negli ultimi anni la sua ricerca pittorica (già post-impressionista) sulla resa degli effetti luminosi, è condotta a conseguenze più estreme, fino alla dissoluzione formale: la figura, il soggetto, è ridotto a scale cromatiche, macchie di colori, forme prive di contorni definiti, quasi abbozzi evanescenti.
Dei pittori impressionisti condivide la poesia di un attimo fuggevole, l’emozione irripetibile di un’impressione, l’evocazione sottile di sentimenti interiori, la scelta di dipingere en plein air.
“Noi siamo luce e colore – mi racconta – di te per esempio, non vedo una sagoma con contorni, ma colori fluidi che vagheggiano nell’aria”. Quindi le opere di de Benedictis vivono questa precarietà dell’esistenza, di un mondo concepito come una continua apparizione. Evocatore di sensazioni quasi musicali, evidenti anche nel modo di parlare, gesticolare, Amedeo mi mostra i suoi acquerelli eleganti , “un riposo dell’anima” un mulino a vento, un faro che si pone come baluardo di un sogno infranto. Ma l’effetto vago ed indeterminato permane, quasi come una visione, un sogno cercato dall’artista, come un’idea indefinita alla stregua della musica. Questo sconfinamento oltre l’oggettività, di aspetto antireale è evidente in “Il Cammino del Cavallo” dove in un anelito tra il mistico e il fantastico, un cavallo si stacca dai toni policromatici di rosso, blu, dopo aver depositato una maschera, metafora dell’artista, nudo di fronte alla realtà, a volte scomoda e crudele .”Eletto e solo procede ignaro di essere esso stesso il destino”.
“Noi tutti siamo spettatori di fronte alla realtà – si racconta Amedeo – come in questa opera, “L’equilibrio ”, ma se fai lo slalom tra le convenzioni e te stesso, di te non rimane nulla, se non una struttura di base, una testa–teschio, un corpo filiforme, estenuato dalla prova e comunque non raggiungi l’equilibrio”.
Un personaggio complesso, denso, a tratti criptico, de Benedictis, ma affascinante anche per la dimensione utopistica e visionaria. Forse è anche per questo che la sua “Lo Specchio”, una delle sue ultime sperimentazioni di fusione di metallo su legno, è sulla parete della mia stanza a ricordarmi che nulla è stabile, ma tutto evanescente. Guardare per credere. Grazie, Amedeo.

martedì 11 settembre 2012

Testo Critico


Pochi individui a questo mondo hanno il potere di rendere produttiva la propria conoscenza, succhiare la vita dai bordi per nutrire se stessi all'inverosimile e restituire grazia e bellezza, forza e delicatezza,  tenendo l'incanto al sicuro dal disincanto non prescindendo mai dal valore intrinseco di ogni piccola cosa.

 Gli originali della sua produzione *non sono* e* non possono esprimere  ciò che sono con * immagini in bassa risoluzione * ( chi pensa che debbano sfogli Topolino ), perché  la tecnica utilizzata richiede ad ogni singola sfumatura di fare la differenza, di correre a dare un messaggio (neurotrasmettitori) di generare una reazione e di farlo immediatamente (enzimi). Per ogni pixel in meno viene recepito un messaggio in meno.

La sua tecnica è stata ed è oggetto di svariate dissertazioni erudite, le cui conclusioni hanno generato sin dall'inizio, una vera e propria scossa tellurica rendendo il  passo di chi ' vive di tela e pennelli' assai incerto,  giacché pur avendone viste e studiate di ogni  non si spiega e
non sa come sia possibile dipingere ottenendo quel medesimo tratto che diventa impronta dimensionata in relazione al peso emotivo che ha.

Io non posso non adorare la sua produzione perché l'ho vista dal vivo... sedere davanti all''Equilibrio' o davanti al 'Dolore' e osservare quelle tele è sedersi al cospetto dell'equilibrio, al cospetto del dolore... sono loro che osservano te.
                                                                                                                            
                                                                                                            
  Luciana de Benedictis

giovedì 31 maggio 2012

La Danza delle Metamorfosi

La Donna che Cavalca gli Eventi

Rabbia e Sofferenza

L'Equilibrio

La Grinta

La Mantide

Il Leone in Gabbia

L'Offesa

L'Occhio di Dio

Arroganza e Saggezza

La Danza della Sirena